martedì 12 maggio 2015

Pubblico con piacere e un pò di imbarazzo:))) grazie all'autrice Donatella Zanella!

CONVERSAZIONI LEVRIERE: INCONTRO CON L’ALLEVATRICE SANDRA ZANOLLA
di Donatella Zanella

Il mio amore per i cani risale alla mia infanzia: il pastore scozzese, il pastore belga groenendael ed il pastore tedesco erano i cani dei vicini con cui giocavo, che desideravo miei. Le esperienze vissute da bambina con questi cani mi hanno segnato irrimediabilmente. Il mio amore per i levrieri comparve dopo: nel salotto di casa della mia maestra delle elementari c’era un piccolo levriero italiano. Lì conobbi questo piccolo cane “dal caratteristico” tremore, che “racchiude in sé potenza e fragilità: la potenza dei suoi guizzanti muscoli, scolpiti su ossa sottili” (1).
Così anche il piccolo levriero italiano segnò la mia vita e l’idea che ogni cinofilo racchiude in sé sui cani.
I momenti spensierati e perduti della mia infanzia ri-comparivano vivaci e prepotenti ogni volta che vedevo quei cani cui mi sentivo attratta e legata in modo atavico, e in quegli attimi il mio cuore sembrava battere più forte.
Ma torniamo al motivo che ha ispirato queste considerazioni: i levrieri e una loro particolare allevatrice, Sandra Zanolla.
Visito il suo sito internet perché desiderosa di conoscenza, leggo e rileggo con attenzione gli articoli che condivide, i cui contenuti vanno ad inserirsi come pezzi mancanti in un puzzle, pur senza completarlo (sarebbe presuntuoso da parte mia pretendere di conoscere i levrieri completamente), così da rendere un po’ più completa l’immagine che ho della “specie levriera” (2). (su “la specie levriera” sarà bene dedicare uno specifico spazio).
Highwind Sighthounds è il nome del suo allevamento, un emblematico gioco di parole, che sottende, unisce e confonde la definizione stessa di levriero. “I levrieri sono poeti in agguato nel vento” (3), sono i figli del vento, che dal vento nascono, e come poteva un’allevatrice di levrieri trascurare il vento?: “La mia casa... è stata scelta su misura per i cani, è una vecchissima grande ex fattoria, non ha vicini, ha un giardino molto grande dove i cani scorrazzano tutto il giorno, immersa nei campi su di una collina ventosa, e dalla collina e dal vento è nato il mio nome Highwind” (4). Quindi, qui i suoi levrieri possono nascere e correre, e il loro cuore battere all’unisono del vento.
Nel suo sito internet si vedono foto di Sandra con i suoi cani, nella sua casa, alle esposizioni cinofile e in momenti di vita quotidiana, e si rimane colpiti dalla sua straordinaria somiglianza con i suoi levrieri, tanto che il primo pensiero è: “se non alleva levrieri lei, chi altri li può allevare?????”
Sandra ha sempre avuto cani e cavalli, li conosce profondamente, dal 1977 alleva levrieri e da allora li ha amati e studiati. Ancor prima che internet e i social network fossero così diffusi, quindi con tutte le difficoltà e i limiti che questo comportava, si batte, sensibilizza e denuncia lo sfruttamento, gli abusi, e le gravi condizioni che versano i cani utilizzati nelle corse a scommessa. Lei fa la sua parte e adotta Nina, una bellissima greyhound nera: è quindi doveroso citare il suo bellissimo articolo “La sfortuna di nascere neri”. Sandra assomiglia ai suoi levrieri perché anzitutto ama le razze che ha scelto di allevare con grande dedizione. E amare non può prescindere dal “conoscere” e “riconoscersi”, tant’è che oggi noi la ri-conosciamo, la identifichiamo in quelle razze che ha allevato ed alleva: Greyhound, o levriere inglese, Deerhound o levriere scozzese e soprattutto nell’antico levriere polacco, Charty Polskie, raro e sconosciuto in Italia.
Questi tre levrieri sono di struttura robusta e di generose proporzioni, dalla muscolatura potente, di costruzione armoniosa. La loro solidità non va assolutamente a discapito della loro velocità, che anzi ne viene amplificata in potenza.
Quindi se alle esposizioni cinofile avrete occasione di vedere nel ring del gruppo 10 una signora con un tale portamento e temperamento, si tratta di una grande fortuna, perché Sandra non ritiene le expo di  fondamentale importanza. Maggiori probabilità avremo nel vederla passeggiare a cavallo, in una giornata ventosa, preceduta dai suoi cani, o a qualche prova sportiva di coursing (con lepre finta), attività indispensabili per mantenere nei levrieri un “buon tono muscolare, facendogli provare l’esperienza della gioia di correre senza pericolo per loro stessi”, in completa libertà (5).
Sandra decanta le splendide qualità dei (suoi) levrieri, non tanto per tentare farle comprendere a tutti, ma esclusivamente a coloro che perdutamente ne vengono affascinati:
“i deerhounds? fanno le cose con il tempo del Deerhound, a meno che non ci sia qualcosa da cacciare (6);
i greyhounds? sono i più nobili tra tutti i cani, i più forti, i più veloci, agili e valorosi, ma che sanno comunque ben adattarsi vita d’appartamento (7);
i charty polskie dal naso romano? hanno reazioni velocissime, pronte, scattanti, e sono cacciatori abili e veloci, formidabili guardiani, cani coraggiosi, focosi, passionali, veri atleti” (8).
E dopo questa sua sintesi ti sembra di conoscere quelle razze da sempre, e con loro anche lei, che nel corpo, nel temperamento e nello spirito è così simile ai suoi levrieri.
Una domanda mi pongo spesso, se si può conoscere una persona dai suoi cani. Io credo di sì, credo che ci deve essere un motivo profondo, quasi mistico, che sottende la scelta di una razza tra le infinite razze, e non, che va a trascendere gli aspetti morfologici e i caratteriali e ne viene comunque influenzata.
Chi sceglie il levriere perché lo fa?
Queste creature quindi più d’ogni altra si avvicinano al divino, eterei ed alati, non solo per la loro velocità, ma per la loro dolcezza e tolleranza. Sì perché chi conosce i levrieri e intimamente li ama, ama la tolleranza e rispetta l’altrui indipendenza.
I levrieri “non cercano la rissa, ma non temono nulla… dunque cani tranquilli, sensibili, dolci, né timidi, né paurosi, né attaccabrighe; ma profondamente cacciatori; ed il modo più idoneo a sviluppare armoniosamente tutte le attitudini psichiche presenti nel loro patrimonio genetico è l'esercizio della caccia, o almeno del suo surrogato, la corsa ad inseguimento” (9). E ogni proprietario che scelga di condividere la sua vita con uno dei tredici levrieri non lo dovrebbe MAI dimenticare.
Sandra Zanolla definisce il levriero come osservatore, diffidente, perspicace ed obbediente a seconda delle circostanze, conserva un latente istinto predatorio senza il quale un “Levriero non è un Levriero”(10). 
E chi ammira e si sente attratto dalla “specie levriera” il più delle volte “è affascinato dalla libertà e dalla fierezza di questi cani e per questo motivo contrario a qualunque addestramento. Quindi non sono tanto i Levrieri a non essere addestrabili, ma i loro proprietari. A questo riguardo, il proprietario di un Levriero assomiglia a quello del gatto, poiché entrambi hanno scelto il loro compagno per ammirarlo, guardarlo e godere della bellezza che emana dai suoi atteggiamenti e dai suoi movimenti” (11).
Sarà a causa della mia professione cinofila che sono molto interessata ad osservare le persone e il rapporto che sanno instaurare con i loro cani, cercando di farmi un’idea più precisa proprio attraverso la loro relazione con i loro animali.
Una profonda amarezza m’assale nell’osservare cani iper-addestrati costretti ad eseguire, in ogni momento della loro esistenza, esercizi per compiacere il loro proprietario che deve fare bella mostra delle sue doti addestrative con il resto del mondo, ed immensa la mia commiserazione per quei proprietari insignificanti che mascherano la loro incapacità e intima insicurezza dietro ai loro bei “molossi”, dalle forti predisposizioni fisiche e comportamentali alla difesa.
Proprietari pericolosi che non sapranno mai essere all’altezza dei loro cani, che non comprenderanno mai pienamente, e mai sapranno far esprimere le loro attitudini di razza, condannandoli inevitabilmente e perdutamente ad una vita infelice.
Ma non tutti i proprietari sono così, molti sono davvero interessati a conoscere (ed amare) i loro cani.
In un articolo che lessi sulla rivista on-line “Ti presento il cane” di Valeria Rossi, una ragazza esprimeva la motivazione che l’aveva spinta a scegliere (ed amare) il suo amstaff, che alla fine della sua vita, colto da una fatale malattia le ha insegnato a “lottare”, il suo cuore impavido coraggiosamente lottava ogni giorno per vivere: “è l’anima più forte che conosca, non ha paura di nulla, è sempre pronto a combattere. E’ anche per questo che lo amo, perché mi ha insegnato che bisogna combattere fino la fine, perché una speranza c’è sempre” (12).
Questo è l’esempio di come noi umani possiamo essere “il bene” per i nostri cani, ciò che ci lega e ci fa amare una determinata razza piuttosto che un’altra è anzitutto conoscere la sua selezione.
Quindi chi, nonostante tutto, sceglie di condividere la sua vita con un levriero ascolti il consiglio della nostra esperta Sandra Zanolla: “oggi pochi levrieri sono abbastanza fortunati da trovarsi in una famiglia comprensiva preparata a qualche sacrificio per fornire il modo di cacciare o di fare esercizio sportivo. Il levriero necessita di esercizio sia per la crescita e la salute che per l’equilibrio mentale”(13).
Vorrei concludere proprio con la citazione iniziale che sta nella home del sito Highwind sighthounds:
Il levriero: “La sua bellezza è da sempre identificata con la perfezione delle sue qualità funzionali. Qualche millennio fa partendo dal deserto d'Arabia si è sparso per il mondo differenziandosi in razze con caratteristiche proprie; ma dovunque il longilineo figlio del vento ha mantenuto inalterate sia la raffinata eleganza che la mirabile struttura di un perfetto congegno creato per la velocità e la caccia. la sua fedeltà è senza limiti, la sua affettuosità sembra controllata da aristocratica riservatezza ed il suo coraggio è senza protervia” (14).
Grazie a Sandra Zanolla, appassionata allevatrice dall’animo levriero.